Fait à la maison
Dietro la finestra attraverso la quale, da bambina, aveva lungamente abbandonato interminabili sguardi al cielo alpino, seduta sull’homemade stool, come chiamava lo sgabello costruito dal nonno, sfottendolo, Heidi si guardò le dita intrufolarsi nella lana bianca della sua capretta. Quel pomeriggio il corriere – un ragazzotto dagli zigomi brufolosi e il mento spruzzato di peli biondo chiaro, secco come una stecca da biliardo e alto non meno di un metro e novanta, due mani ampie con le dita lunghe e nodose – impalato sulla soglia, incapace di qualsiasi espressione facciale, le aveva consegnato un pacco con sopra stampato il sorriso di Amazon. «Il Nude Safari!» aveva esultato Heidi, costringendo il beccamorto a un rossore improvviso e forse vagamente maschio, per l’immagine che gli aveva potuto suggerire quella parola, Nude, pronunciata da una bocca d’altura, eppur tanto metropolitana, quasi sfacciata, così altezzosamente precinta da labbra significative e tese.
«Linea Vernici», la boccuccia femminella aveva confermato: lo smalto per unghie di Fedua ispirato alla bellezza della terra e della natura. Sofisticate, delicate, ora le dita di Heidi pettinavano lentamente avanti e indietro il vello bianco di Fiocco di Neve, che inebetita stava tra le sue ginocchia nude, come fosse morta. Schiuse gli occhi lentamente l’ovina bestiola, nel momento in cui avvertì lo scatto della porta che si apriva.
«Beh?», chiese il nonno, indicando il furgone del corriere.
«Be’!», rispose Heidi, mentre si liberava della capretta. Fiocco di Neve rimase col naso all’insù a guardar la padroncina, quella stanga con la testa capelluta a sfiorare il soffitto alla capanna e uno stacco di coscia da far rabbrividire i ghiacciai dell’Alpe, ergersi ritta su due tacchi emozionanti, fibbie di metallo alle sottilissime caviglie, tra le gambe una strettissima cunetta piena d’ombra e misterioso odore. Sniffò un paio di volte con gli occhi in su per l’aria, Fiocco di Neve, immobile tra le cosce tese di Heidi, ma non vide altro che non fosse buio, e non sentì nient’altro che un effluvio penetrante, troppo acre e impegnativo per la propria acerba età di caprettina verginella.
«Embè?», sollecitò il vecchio mentre accendeva il pc sfilandosi le bretelle.
Heidi gli sorrise senza replicare. Solo accarezzò la testa lanosa della sua capra innocente, prese la borsetta e sparì nella sera. Anche se avesse risposto, la capra non avrebbe capito.
Mettiamoci al lavoro, pensò il nonno. Si sedette al suo escritoire fait à la maison, come lo chiamava Heidi, sfottendolo. Chiuse le portiere il furgone del corriere si mise in moto, quando il vecchio tirò fuori dalla tasca della sua camicia di flanella un foglio sgualcito pieno di appunti su cui erano annotate decine di password. Con decente abilità manovrò alla tastiera, si collegò al sito della banca svizzera, allontanò la capretta assestandole un bel calcio fermo sul culo e così, finalmente, nel silenzio dello chalet il nonno cominciò a contare i milioni.