Cose che detesto
I sandali.
Le locuste.
Il colletto della polo alzato.
Sentir dire “attenzionare”, “agriturismi” e “mass midia”.
La condivisione delle flatulenze.
Chi si lava col profumo.
Lo sbadiglio a viso scoperto.
La spremitura di foruncoli a cielo aperto.
Le sopracciglia maschili ad ali di gabbiano.
Certa espressione rapita di chi si mette le dita nel naso.
Chi con le dita si cerca alcunché tra i denti.
Gli uomini col tascapane.
Gli uomini completamente depilati.
Gli uomini incapaci di radersi.
Lo sciopero della fame.
Le medie stagionali.
I tirchi.
I pettegolezzi tra uomini.
Il volume della voce troppo alto.
Chi si batte il petto pur non avendo un cuore.
Chi ripete a memoria.
Ipocondriaci e logorroici.
Chi sconosce i tempi della conversazione.
Chi si esprime esclusivamente in dialetto.
Gli uomini che indossano indumenti rosa.
Le case rosa.
La settimana bianca.
Le blatte.
L’elemosina.
Chi sbaglia i congiuntivi.
I cani che maltrattano i padroni.
I padroni privi di ironia e, in genere, chiunque ne sia privo.
Le donne che non sanno ridere, se non per qualcosa che mi commuove.
La paternale dell’ex fumatore.
I bevitori dilettanti.
I religiosi intransigenti.
Chi nega l’evidenza di essere puttana. Uomo o donna, non importa.
Chi si affligge per tutta la vita mortis causa.
I pinocchietti.
Gli uomini con i pinocchietti.
I cultori di profumi e creme per il corpo.
Chi dice “ipovedente” e “diversamente abile” in luogo di “cieco” e “handicappato”, ma prega Dio che non gliene piombi uno per genero o nuora.
Chi pensa che ciò che si dice sia più importante di ciò che si pensa, ma dice il contrario.
Chi pensa che ciò che sta dicendo sia importante in assoluto.
Chiunque agisca per imporre una propria fede.
Le poppanti con gli orecchini.
Chi guida col cappello.
Chi fuma sulla motocicletta.
Le danze latino-americane e caraibiche.
I genitori succubi dei figli.
Chi si fa corrompere, quale che sia il prezzo.
Chi prova ribrezzo per la propria merda.
I leccaculo.